Descrizione
Partendo dal crollo della scuola Jovine di San Giuliano di Puglia, l’autore intraprende un difficile viaggio in un Paese che sembra non voler imparare dai propri errori. Un percorso che esaminando le tragedie-simbolo degli ultimi vent’anni, da Viareggio all’Aquila a Rigopiano, all’incendio del Moby Prince e al crollo del Ponte Morandi, giunge a un’amara conclusione: le morti registrate nei decenni per disastri colposi o reati ambientali non sono dovute alla fatalità, non sono causate dal terremoto, dall’incendio, dalla valanga, dall’alluvione. Contiamo così tante vittime perché il sistema di sicurezza del nostro Paese presenta falle e anomalie diffuse. Perché i costruttori ignorano le normative nella costruzione degli edifici. Perché chi dovrebbe controllare non controlla, chi dovrebbe valutare lo stato di salute di un’infrastruttura si dimentica di farlo, chi dovrebbe provvedere alla manutenzione di un pilone o dell’assile di un treno lascia correre, chi dovrebbe vietare a uno stabilimento di sprigionare fumi o sostanze nocive non interviene. A rileggere la storia recente di questo Paese attraverso le tragedie che l’hanno segnata, viene il dubbio che gli interessi economici e finanziari siano preminenti rispetto alla salute pubblica, alla tutela del cittadino e alla sua esigenza di sicurezza e di giustizia.