Descrizione
Sulle ceneri di Nick Sacco e Bart Vanzetti si è da sempre fantasticato, il più delle volte a sproposito, narrando su di esse le storie più incredibili relative alla loro conservazione, al loro rientro in Italia, alle loro incerte e svariate mescolanze, trasformandole in oggetto di culto e di curiosità anche morbosa. La loro storia – che viene rigorosamente ricostruita nelle pagine di questo libro, utilizzando documentazione certa, inedita e probante – è invece, nel travaglio legato alla drammatica vicenda dei due anarchici italiani, abbastanza chiara e lineare, segnata addirittura dalla presenza di documenti notarili. Dopo la cremazione del 29 agosto 1927 e l’avventurosa iniziale conservazione da parte dell’impresario funebre che si è occupato del funerale (depositate prima nella cassaforte della sua impresa e poi in un caveau di banca), le due urne – per una questione squisitamente pratica – vengono divise: due vasi destinati all’Italia e altri due da collocarsi in un monumento funebre negli Stati Uniti. Questa la situazione nel momento del viaggio di rientro in nave di Luigina Vanzetti, che si occupa di far arrivare la metà dei resti del fratello a Villafalletto e quelli di Nicola a Torremaggiore. Le altre due metà, in attesa della costruzione di un cenotafio, sono prese in carico da Rosa Sacco e custodite presso la sua abitazione. Quelle del marito vi rimarranno sino alla fine dei suoi giorni e di esse si perderà ogni traccia. Quelle di Bartolomeo, invece, dopo tre anni, in attesa di essere portate in Italia, saranno ospitate a casa di Alfonsina Brini, che le conserverà per ben trentasei anni, sino a quando non le ritirerà Aldino Felicani per destinarle alla sua tipografia di Boston, dove rimarranno sino al 1979, anno nel quale, insieme a tutto l’archivio del Comitato di difesa, saranno donate alla Boston Public Library, dove si trovano tuttora.