Descrizione
Qualcuno chiederà perché, tra i tanti scrittori, proprio Fortini mi ha tanto attirato e conserva tuttora la mia stima e il mio affetto. Rispondo così. Perché Fortini, anche di fronte alle sconfitte delle rivoluzioni socialiste e in Italia della Resistenza prima e del ?68-69, ha protetto più e meglio di altri quelle che io pure ho imparato a considerare le «nostre verità»: una certa idea di poesia, di letteratura, di politica, di visione comunista e critica del mondo. I suoi saggi, le sue poesie, i suoi articoli sui giornali hanno aiutato me ed altri a capire più in profondità la tragedia del fascismo, vissuta da mio padre – meridionale, contadino e poi militare in due Guerre Mondiali -, da mia madre – ricamatrice e casalinga – e dai loro parenti. Ma hanno anche illuminato la tragedia del comunismo sovietico, sottovalutata dai compagni con cui mi ero messo nel ?68-’69. Studiando la sua opera, ho potuto riannodare il filo spezzato tra la storia dei padri (Fortini, mio padre, altri) e il pezzo di storia della mia generazione. E con questo libro provo a continuare, in un momento della storia molto cupo, quel suo lavoro. Pur nella consapevolezza delle distanze e degli attriti della sua opera con la confusione del presente, vorrei contribuire ad una interpretazione di Fortini non statuaria, non volontaristicamente positiva, non cenacolare. Che mostri, invece, tutta la fatica e l’importanza della funzione intellettuale della sua generazione, della mia e di quella in crescente sofferenza dei nostri giovani e nipoti.