Descrizione
L’Italia è sempre stata al centro dell’interesse personale di Lukács, fino al punto che poco prima di morire ebbe a scrivere: «Ho sempre preferito l’Italia alla Germania per la vita quotidiana». Si possono comprendere facilmente le ragioni di tale preferenza (clima, cibo, bellezze artistiche e naturali). Rimase, però, per tutta la vita l’ostacolo della comprensione della lingua: nonostante Lukács abbia vissuto un anno a Firenze tra il 1911 e il 1912 non imparò mai l’italiano. La conoscenza della nostra cultura e dei suoi intellettuali avvenne, quindi, sempre attraverso il filtro del tedesco, la lingua che usava per la sua produzione culturale. Non si può, quindi, affermare che conoscesse molto profondamente la cultura italiana. Eppure, come scritto sopra, l’interesse verso l’Italia è sempre stato vivace e vissuto. In pratica, al di fuori del mondo mitteleuropeo e della Russia, Lukács viaggiò soltanto una volta in Francia, Svizzera e Scandinavia e molte più volte in Italia. La vivacità dell’interesse di Lukács verso l’Italia si può notare proprio nel carteggio con gli italiani. Ci sono continue richieste di informazioni sulla cultura italiana del passato e del presente o progetti di viaggi che si sono realizzati o sono rimasti solo intenzioni desiderate. A testimoniare questo interesse ci sono anche i saggi dedicati ad autori italiani – da Dante a Manzoni, da Croce a D’Annunzio – e la considerazione in cui teneva Gramsci, che purtroppo non conobbe personalmente, né mai lesse a causa del suddetto ostacolo della lingua e della scarsezza di traduzioni, al tempo della vita di Lukács, nelle lingue da lui conosciute: tedesco, ungherese, inglese e francese. Conobbe molto probabilmente Togliatti a Mosca e ne ebbe sempre un giudizio positivo. Considerò sempre con stima gli scrittori italiani a lui contemporanei, Calvino, Moravia e specialmente la Morante, di cui qui le lettere che le indirizzò. Incontrò Pasolini e insieme assistettero a “Il Vangelo secondo Matteo”. Insomma sfruttò tutte le occasioni che gli presentarono nel corso della vita per approfondire il suo interesse verso l’Italia, ma si tenga conto che dal 1914 al 1945 i rapporti con l’Italia erano praticamente impossibili. Dopo la guerra, i rapporti tra Italia e Ungheria non erano stretti, ma ciò nonostante Lukács mantenne un suo personale rapporto con l’Italia e, in particolare, con il Partito Comunista Italiano, che considerò come una sorta di partner privilegiato nella sua produzione intellettuale. Il referente italiano di questo rapporto fu soprattutto Cesare Cases, la corrispondenza con il quale rappresenta la parte maggiore di questo libro.