Descrizione
«A ben vedere, nella mia vita non è suc?cesso nulla» annota nel suo diario il prota?gonista, e narratore, di questo romanzo: un professore di latino poco più che cin?quantenne, celibe, alieno da qualunque sentimento nei confronti dei propri simi?li, maniacalmente attaccato a una routine fatta di lezioni, passeggiate, serate al circo?lo, rare visite a una casa di tolleranza. Ma durante un soggiorno alle pendici dei monti Tátra qualcosa si incrina, nel suo corpo e nella sua mente: si accorge di esse?re triste, «costantemente in attesa di qual?cosa», al punto da confidarsi, quasi con?tro la propria volontà, con uno sconosciu?to per il quale sembrava provare solo ripu?gnanza. La crepa non farà che allargar?si quando gli verrà assegnata una classe dell’ultimo anno – e per di più una classe in cui sono presenti sei ragazze. Con raffinatissima, pressoché diabolica abilità Má?rai ci fa percepire, attraverso le parole stes?se del professore, i cambiamenti che av?vengono in lui allorché scopre che due dei suoi allievi stanno vivendo il primo amore – un primo amore che, sebbene sia incapa?ce di ammetterlo, forse sta sperimentan?do anche lui. E quando lo vedremo comprarsi un abito nuovo, tagliarsi la barba, accettare perfino che il barbiere gli fac?cia dei massaggi per cancellare le rughe, sapremo che, come accade a von Aschen?bach nella Morte a Venezia, il baratro che gli si è spalancato davanti non potrà che in?ghiottirlo. Appena ventottenne e al suo primo romanzo, Márai si rivela un acutis?simo indagatore d’anime, e un magistrale narratore.