Descrizione
Periferia povera e violenta di una città senza nome. C’è il Bar del Capitano. Entra un uomo. Ha un passato fatto di niente: vive con il padre che lo mantiene, soffre di attacchi di panico, ha fatto pochi lavoretti che ha abbandonato, ha scritto un libro che è stato un fiasco e ha un ricordo che lo perseguita. Si siede e il proprietario del bar, che tutti chiamano il Capitano, lo raggiunge. «Ti stavo aspettando», gli dice. Lui si spaventa, cade in trance e racconta il ricordo che lo perseguita da sempre al Capitano, che sembra avere poteri sovranormali. È un bar fuori dal tempo, quello, non c’è nemmeno la televisione. È un bar dove si raccontano storie e dove si fa il gioco dei nomi diversi, ognuno ha un soprannome, una sorta di battesimo giocoso. Per dieci mesi, il protagonista lo frequenterà, ascoltando storie e incontrando personaggi di un mondo lontano dal presente e soprattutto lontano da social e smartphone. Un giorno nel Bar entra la violenza. Non solo. Il Capitano e i pochi frequentatori vengono interrogati, accusati d’essere una setta. Raccontare storie, trovarsi attorno a un camino, mangiare del cibo buono significa ribellarsi, oggi? Ma il Capitano ha tanti segreti. Ogni mattina percorre il Sentiero dei papaveri, che nessuno sa dove sia?