Descrizione
Incubo, dal latino in cubare, nel senso di star sopra, incombere, e per estensione assillare; oggi, nella koinè anglofona imperante, potremmo anche dire stalkerare, cioè perseguitare, infastidire al punto di rendere la vita intollerabile.
L’incubo è un sogno distorto, alimentato dall’inconscio, che libera e sdogana immagini grottesche censurate dalla ragione, ma che talora alla ragione sfuggono, prendendo inconsistente forma e astratta concretezza, ma appaiono come fossero reali, alimentando e rinnovando paure e angosce forse ancestrali. Angosce e paure che si manifestano nella solitudine di una stanza nel cuore di una notte insonne, o nel bel mezzo di una strada urbana brulicante di persone, oppure nella pace suggestiva di un contesto bucolico, o nel silenzio di un chiostro francescano, o ancora in un atro, intricato e labirintico bosco di pioppi.
L’incubo può coglierci ovunque, avvinghiandoci il corpo e la mente, facendoci urlare urla spesso mute, eppure laceranti nel silenzio dell’anima.
Andrea Donna prova con questa sua inedita raccolta di sonetti shakespeariani (sono 72 in tutto, di cui i primi 36 inediti e di chiara ispirazione lovecraftiana; gli altri 36 sono la trascrizione prosodica in Lingua italiana dei Funghi di Yuggoth) prova – riuscendo nell’impresa in modo impeccabile ed efficace – ad esplorare il terrificante e spesso spietato mondo onirico popolato di mostri e divinità, di pozzi senza fine, di orridi oscuri, di selve impenetrabili, di corpi eterei senza volto, di animali fantastici, uscendone – nonostante le infinite insidie e le infide trappole – incolume e confortato da una sottesa ma tenace speranza.