Descrizione
L’Afghanistan è il peggior posto in cui le donne possano nascere, ma il burqa non è il loro problema principale: su questo concordano un’artista e un giovane talebano dalla cui commovente storia emerge la conferma che gli Afgani sono allo stesso tempo vittime e colpevoli: vittime di ingiustizie assurde messe in atto da volontà che si scontrano al di sopra delle loro teste; colpevoli di perpetuare faide tribali che coinvolgono etnie, gruppi, famiglie, in nome di codici assurdi che esulano dal credo religioso.