Descrizione
Secondo Simone Weil la storia è dominata dalla forza, una spietata volontà di potenza in grado di disarticolare le fondamenta della stessa umanità. Opporsi alla forza è possibile solo pensando, provando ad essere il granello di sabbia che inceppa il mostruoso ingranaggio del potere.
Simone Weil non vede alternative, meno che mai quelle costituite dalle roboanti macchine dei partiti. Scegliere una volta per tutte l’appartenenza ad un certo organismo politico significa silenziare la propria facoltà di giudizio: si tratta di un gesto rischiosissimo perché, compiuto una volta, tende a diventare una costante.
Simone Weil ravvisa nel partito politico – indipendentemente dallo specifico orientamento – un meccanismo intrinsecamente totalitario: esso mira all’acquisizione e alla conservazione del potere, eventualmente a danno di tutti gli altri. L’ottenimento del potere da parte di un partito politico dovrebbe essere un mezzo in vista del raggiungimento di un fine, ovvero il pubblico benessere. La macchina del partito, tuttavia, inverte il rapporto fra mezzi e fini: il potere diventa così il vero e proprio obbiettivo degli ingranaggi del partito, mentre il bene collettivo sfuma sullo sfondo. Se le cose stanno in questo modo, allora i partiti politici andrebbero aboliti, subito e senza rimpianti. Ancora una volta, quindi, il soggetto in rivolta non deve cadere in tentazione: il verbo pensare si coniuga al meglio soltanto alla prima persona singolare.
L’unica strada possibile è allora quella rappresentata dal gesto anarchico dell’uomo che pensa, che non delega, che non cede alla retorica soporifera del potente di turno, che ha il coraggio di alzare la voce e dire no. Simone Weil, che – come Cristina Campo – nella vita amava l’incendio, dimostra che la via del pensiero è spesso traversa, ellittica, divergente. Ai più può sembrare indugio indebito o addirittura perdita di tempo, ma nel futuro immancabilmente ci si avvede di come portasse dritta al traguardo.